Yi quan è mindfulness ?

Yi quan è mindfulness??

Prima di tutto vorrei provare a spiegare in termini semplici, e quindi inevitabilmente limitanti che cos’è la mindfulness. È una corrente di educazione alla salute, gestione del dolore, della depressione dello stress, e psicoterapia, che utilizza la meditazione per aumentare la qualità della vita. Vi è un’enorme mole di studi e pubblicazioni che ne dimostrano l’efficacia. Il presupposto è che nella lucida e consapevole presenza nel qui ed ora, stia la chiave per il benessere. La nostra capacità di stare con le nostre emozioni, i pensieri, le sensazioni, le percezioni, senza identificarci, ma neanche rifuggendole ed invece ricordandoci che esistiamo attraverso, ma anche a prescindere da ognuna di esse, ci permette di vivere più serenamente. Il lavoro di questa disciplina sta quindi in un addestramento costante e duraturo, poichè è molto difficile per noi restare nel qui ed ora. La mindfulness insegnata in occidente utilizza un approccio legato alle tradizioni del buddismo, alla pratica dello Yoga e dello Zen, ma nelle pratiche interne di tradizione taoista (taijiquan, yiquan, yoga cinese, baguazhang, ecc.) l’obiettivo è lo stesso.

In queste, con una pratica assidua, si ricerca una sempre maggiore presenza nel qui ed ora, non solo per quanto riguarda la mente, ma in un globale sentire il proprio ESSERE: mente, corpo, spirito, emozioni, sensazioni, relazione con il mondo circostante. Le pratiche taoiste tradizionali, che sono oggetto della pratica della bytc, hanno origine nella notte dei tempi, e si sono affinate nei millenni per arrivare a noi come sono oggi. Non si tratta di ginnastica dolce o di rilassamento fine a se stesso, mentre la parte marziale non è solo forza bruta o solo tattica.

l’yi quan, il taijiquan, il qi gong della B.Y.T.C., sono attività in cui la consapevolezza e l’attenzione sono atteggiamenti fondamentali, senza i quali la pratica perde completamente la sua efficacia e si snatura. Ci differenziamo nettamente dal tipico insegnamento del taijiquan in occidente, non ci interessa in modo ossessivo la forma. Il miglior alleato del praticante, è in effetti proprio l’attenzione esattamente come viene insegnato ai praticanti di mindfulness.

Essa è rivolta al corpo ed al rapporto con il suo interno, ma anche con ciò che lo circonda, in un lavoro di espansione della coscienza. L’attenzione va al corpo grazie ad esercizi mentali che permettono di percepirlo con un punto di vista totalmente diverso dal solito nostro modo di guardarvi, Per così dire ‘alla occidentale’.

Il corpo non è una macchina, un oggetto da esposizione, un mezzo o un impiccio; non è un raccoglitore di dolore o piacere e non è solo materia, contrapposto ad una mente solo ‘energia’ …. E’ molto di più! Secondo le pratiche tradizionali taoiste il nostro corpo è lo scorrere vitale, un campo aperto per le nostre percezioni e sensazioni, il nostro spazio interiore, un punto di vista alternativo sulla mente. È all’interno di questo spazio interiore che l’attenzione nella pratica ci porta a vivere esperienze e percezioni non abituali per noi, ampliando il nostro orizzonte nel percepire il nostro universo, dal micro (interno), al macro (rapporto con gli eventi, con il nostro contesto nel qui ed ora). Nella pratica non si utilizzano tecniche esclusivamente corporee od esclusivamente mentali, ma qualcosa che coinvolge tutto l’organismo in modo integrato, sintetico e profondo in un’esperienza completa e piena nel qui ed ora. Il praticante è gradualmente addestrato ad avere un rapporto di profonda conoscenza dell’esperienza immediata attraversata dal suo organismo. Ogni muscolo, pensiero, emozione, percezione, movimento, entra nel campo di attenzione, per essere vagliato e restituire una pratica sempre più raffinata ed attenta. L’attenzione deve essere addestrata, continuamente ricondotta, fino a che non siamo capaci di mantenere una connessione con la pratica nonostante l’attraversamento della mente da parte dei pensieri. Il praticante ne diventa sempre più padrone mettendo tra parentesi il resto è rimanendo concentrato su se stesso. Questa è la forza marziale, terapeutica ed anche spirituale di una pratica millenaria, completa e profondamente radicata nella cultura taoista cinese. Possiamo immaginare il rapporto del praticante col suo organismo, come quello di un violinista con un violino. La coscienza/attenzione è rappresentata dalla melodia. Se voglio suonare qualsiasi melodia, devo conoscere, non solo la musica, che in questo caso rappresenta, ad esempio il taijiquan o l’yi quan; ma devo conoscere profondamente le caratteristiche dello strumento (il mio essere). Devo utilizzarlo spesso, per far sì che non si rovini e per non perdere dimestichezza. Più lo utilizzo e più conoscerò ogni segreto dello strumento, del suono che ne deriva e, con il tempo, imparerò a fare cose che non avrei mai immaginato possibili. Con una pratica assidua, potrò usare il mio violino per creare suoni e melodie sempre più raffinate, potrò sfruttare a fondo la risonanza del legno, conoscerla così bene da farla diventare parte della mia musica, potrò identificare il senso profondo delle vibrazioni di ogni nota, e così sempre più a fondo in una conoscenza entusiasmante ed in un’esplorazione sempre più ricca di scoperte. Intanto imparerò a conoscere anche il rapporto tra il mio strumento e l’ambiente: le risonanze, le distorsioni, gli echi e le influenze che ciò che mi circonda darà alla mia musica.

Grazie alla ricchezza della nostra disciplina, ed ai contributi che può dare ad un lavoro di mindfulness veramente completo, alla B.Y.T.C. abbiamo deciso di mettere a punto dei programmi di lavoro di consapevolezza/mindfulness rivolti a chi sta soffrendo di problematiche emotive, al fine di migliorarne la qualità della vita, partendo dall’incremento dell’attenzione per perseguire lo sviluppo della consapevolezza Dott Sandro Lingua psicologo psicoterapeuta

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