“Qi” e florilegio marziale

Alla B.Y.T.C. ci avvaliamo di un ottimo sistema, è un sistema oggettivamente completo e fedele alla tradizione. Studiamo gli stili interni in tutte le sue forme ed espressioni e, per farlo, ci avvaliamo di maestri molto preparati che hanno già percorso la “via” e, quindi, né conoscono le difficoltà e gli ostacoli.

Il nostro sistema non ha bisogno di attingere nulla dagli altri, non ha bisogno di mischiare tecniche adottandole dagli altri sistemi. A volte capita di vedere alcune scuole e fantomatici “maestri”, che attingono qua e là mettendo su un vero florilegio di cose strane e senza senso. Penso che accada perché sono consapevoli delle loro lacune e non sanno come colmarle. Addirittura in alcuni casi, capita di vedere persone che praticano Yi Quan e si allenano con i pesi per aumentare la propria forza! O peggio ancora, in alcune competizioni sportive si finisce per combattere come in un incontro di Kick Box, dimenticando tutti i principi di base degli stili interni – ma questo è discorso che merita un approfondimento a parte.

La verità è che non si può improvvisare, non si può partecipare a un nostro stage oppure a qualche lezione e credere di aver capito l’intero scibile. Bisogna intraprendere la corretta via con la giusta guida.

Alla B.Y.T.C. si studiano le tecniche di Qi Gong Terapeutico, ma anche quelle Alchemiche e Marziali. Queste, integrano e arricchiscono tutti gli altri aspetti della pratica: il Taiji Quan, l’Yi Quan, il TuiShou, il SanShou e il Wing Chun. Tutto quello che si può cercare negli stili interni, per il benessere, per la meditazione, oppure per il combattimento, è un “tassello” del nostro sistema. Ogni singola componente, sia

marziale che salutistica o spirituale, può essere studiata singolarmente, ma ognuna di essa è di supporto alle altre. Tutto si integra, tutto arricchisce, tutto si trasforma.

La forma di Taiji che pratichiamo è antichissima e si chiama XinShen.  Il Taiji XinShen è una parte del nostro percorso che coniuga molteplici aspetti e dona al praticante consapevolezza e gioia di movimento. La forma XinShen non imbriglia il praticante dentro una rigida logica di movimenti ripetitivi e prestabiliti, ma attenzione, questo non deve fare pensare che ci si possa muovere a casaccio!

Nel nostro Taiji il movimento non parte da un impulso dettato dal cervello, il movimento avviene per via dell’energia interna (o Qi). Noi non ripetiamo una sequenza di movimenti volutamente belli, eleganti e consapevoli. Nella nostra forma, è il Qi opportunamente lavorato e raffinato che si muove lungo i meridiani

del corpo, quindi, lo stesso frammento di forma potrebbe risultare: piccolo o grande, ampio o stretto, morbido o pieno e così via, in altre parole, potrebbe essere sempre diverso. Tutto questo, però, accade all’interno di un sistema perfettamente codificato e studiabile con un approccio, oserei dire, scientifico.

Mi sono soffermato sulla forma, perché penso che moltissimi stili di Taiji, siano stati letteralmente svuotati del loro significato originario per lasciare spazio alla minuziosa ricerca della perfezione esterna e, questo, anche a costo di creare tensioni o blocchi interni al praticante.

A mio parere la forma deve essere vista come uno strumento che permette di esprimere ciò che siamo in un dato momento, per questo non può essere praticata meccanicamente per tutta la vita. Noi con il tempo cambiamo e la forma, pur essendo sempre la stessa, in un certo senso cambia con noi. In effetti, basta guardare un gruppo di persone che esegue la forma per capire le diversità che ci sono tra gli individui, se la persona è molto fisica e vigorosa, l’esecuzione tende a essere più marziale ed esplosiva, in altre persone emerge la consapevolezza o la pienezza del movimento, invece in altre, la fluidità. Se uniamo questa considerazione al buon senso e al proprio sentire, possiamo intuire come la pratica di molti stili di Taiji, “violenti” letteralmente il corpo e non solo. Ovviamente, anche tutti questi stili sono validissimi se praticati correttamente e com’erano in origine.

Ne consegue che il dilemma tanto dibattuto sulla “forma o non forma”, di fatto, non esista; si pone soltanto all’interno della visione dualistica del mondo, dove qualcosa per il solo fatto di esistere ha un suo opposto: il caldo e il freddo, il buono e il cattivo, lo ying e lo yang e così via. Bisogna imparare la forma solo per comprendere che non bisogna avere nessuna forma.

Mi rendo conto che può sembrare assurdo o, peggio ancora un paradosso, ma quando apprendi il sistema della B.Y.T.C., non ti limiti a suonare la musica composta da altri. Con il nostro sistema hai modo d’imparare le singole note musicali con tutte le varianti del caso, quindi, la musica te la puoi anche comporre da solo.

Mi scuso con M. De Santis per essermi appropriato di quest’ultimo concetto (ma non solo), ma è talmente bello e vero che non riesco a trattenermi dal ripeterlo!

Colgo l’occasione per salutare tutti gli amici della B.Y.T.C. e ricordare che i pensieri formulati in quest’articolo, sono fatti nel pieno rispetto di tutte le altre scuole.

A cura di Gaspare Ribaudo (istruttore B.Y.T.C.)

 

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